LA RIFLESSIONE- Se l’amicizia è una colpa…

DSC05370 (3)La vicenda che ha riguardato il consigliere regionale tarantino Gianni Liviano, al di là di come è stata interpretata, porta inevitabilmente a riflettere sul peso che al giorno d’oggi possa avere un’amicizia. Come è ben noto, Liviano ha dovuto presentare le proprie dimissioni dall’incarico di assessore (accettate nel giro di 24 ore) perché un suo amico si è aggiudicato la gara per l’organizzazione degli Stati Generali della Cultura e del Turismo in Puglia. A spingere il politico ad adottare questa decisione è stato un sospetto, il più scontato fra i malpensanti: quello secondo cui abbia voluto favorire il vincitore del bando. Per quale motivo? Chi la sa lunga ha trovato subito la risposta: “perché è un suo amico e perché è tarantino come lui”. In poche parole, il titolare della ditta solo perché conosce bene Liviano avrebbe dovuto evitare di partecipare alla gara in questione, giusto per non creare problemi a sé e all’ex assessore. Dal canto suo, il consigliere regionale (che comunque non aveva alcun tipo di influenza sul procedimento per l’assegnazione del servizio) avrebbe dovuto segnalare questa amicizia a chi di dovere, giusto per non dare adito a dubbi circa la correttezza del proprio comportamento. Alla luce di quanto accaduto, non tocca a noi indicare chi avrebbe dovuto fare il primo passo (indietro), però è di palese evidenza che mai come in questa vicenda l’amicizia sia stata un’arma a “doppio taglio”, sia stata qualcosa di estremamente penalizzante, qualcosa che sarebbe stato meglio perdere che trovare. Da sempre e da qualsiasi parte del mondo (diciamo la verità), si è portati a credere che essere amico di qualcuno che conta possa fare molto comodo. Ma, sovvertendo questa logica, così non è stato nella vicenda che ha visto coinvolto Liviano. In questo caso, l’amicizia non ha apportato alcun beneficio. Anzi, si è tramutata in una “colpa”  per la quale lo stesso ex assessore ha voluto pagare subito rimettendosi alla valutazione del presidente della Regione, Michele Emiliano. Che non ha impiegato molto per fotografare la situazione ed accettare le dimissioni per una questione di opportunità.  Il governatore conosce molto bene Liviano, però questo non gli ha impedito di decidere senza tener conto dell’amicizia. Del resto, se avesse confermato l’assessore al suo posto chissà cosa sarebbe accaduto. Magari, chi la sa lunga avrebbe chiosato il tutto in un solo modo: “non l’ha sollevato dall’incarico perché è un suo amico.” Ad ogni modo, questo non è successo, con buona pace di chi è sempre pronto a mestare nel torbido. Comunque,  questa storia finirà per rappresentare un precedente, in particolar modo per i conoscenti di chi conta. Da adesso in poi prima di evidenziare il possesso dei requisiti necessari per partecipare a qualsiasi tipo di gara, di concorso o di appalto in Regione faranno bene a dimostrare di non avere amicizie fra coloro che prendono posto fra i banchi di Giunta e Consiglio.