Un miracolo. Una favola. Un’impresa. Un sogno. Qualsiasi termine può andar bene per descrivere quanto è successo nelle due semifinali degli US Open di Tennis, l’ultimo slam della stagione. E sì, perché non era mai accaduto che due atlete italiane, due atlete pugliesi (per la precisione), divenissero le protagoniste dell’atto conclusivo del più appassionante torneo sul cemento. La tarantina Roberta Vinci e la brindisina Flavia Pennetta hanno battuto, rispettivamente, la numero 1 e la numero 2 del mondo, al secolo Serena Williams e Simona Halep, al termine di due match forse irripetibili. Due match che si sono sviluppati in modo tanto diverso quanto emozionante. Due match che hanno fatto la storia.
Se la Pennetta ha sfoderato una prestazione praticamente perfetta non lasciando mai l’iniziativa alla sua avversaria e dando l’impressione di poter portare a casa il risultato come e quando voleva, Roberta Vinci dopo un primo set perso 6-2 ha tirato fuori il meglio di sé imponendo, con il cuore e la testa, il suo gioco a una Williams probabilmente troppo sicura di aggiudicarsi la partita. Adesso, la finale di Flushing Meadows è tutta italiana e rimarrà scolpita nella memoria. Adesso, non è importante chi alzerà il trofeo anche perché per entrambe le tenniste pugliesi aver raggiunto l’ultimo step del torneo statunitense, dopo aver battuto le più forti del seeding, equivale ad una vittoria. Adesso, sia l’una sia l’altra vivono il momento più bello ed inaspettato della loro carriera. Ad esempio, candidamente ed in preda ad un’emozione irrefrenabile, la Vinci ha dichiarato nell’intervista rilasciata subito dopo il match con la Williams che non avrebbe scommesso un dollaro su se stessa. E questo a dimostrazione del rispetto nei confronti di un’avversaria che vede sfumare l’obiettivo di conquistare l’ultimo grande appuntamento della stagione . Probabilmente, in pochi avrebbero immaginato un epilogo simile per gli US Open femminili. Ma così è stato, contro ogni pronostico e contro ogni logica. Ancora una volta Davide ha avuto la meglio sul gigante Golia.
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