Caso Ilva: l’inchiesta “Ambiente svenduto” diventa un processo

VEDUTA TARANTO VECCHIA DUETARANTO- Il maxi-processo per il caso Ilva si farà. Come richiesto dalla Procura, l’inchiesta denominata “Ambiente svenduto”, quella che ha puntato l’indice contro il colosso siderurgico tarantino, approda nell’aula di Corte d’Assise con la prima udienza fissata per il prossimo 20 ottobre. Il rinvio a giudizio è stato decretato per tutti gli imputati. Ex vertici dell’azienda, manager, professionisti, politici: nessuno degli inquisiti è stato “risparmiato”. Ad aver deciso di dare forma a quello che sarà uno dei maggiori procedimenti in materia di inquinamento della recente storia giudiziaria italiana è stato il gup del Tribunale dott.ssa Vilma Gilli. Che a conclusione di un’udienza preliminare durata tredici mesi ha stabilito che le posizioni degli imputati debbano essere valutate nel corso di un regolare dibattimento. Un verdetto che ha praticamente aderito in pieno all’assunto accusatorio formulato dal pool di magistrati inquirenti (dott. Sebastio, dott. Argentino, dott.ssa Cannarile, dott. Buccoliero, dott. Epifani e dott. Graziano) a suggello di indagini tanto complesse quanto delicate. Le contestazioni che vanno dall’associazione a delinquere (che vede come destinataria una decina di soggetti coinvolti nella vicenda) al disastro ambientale, dall’omissione dolosa di cautele contro gli infortuni all’avvelenamento di sostanze alimentari, dal favoreggiamento all’omicidio colposo e alla corruzione non hanno subìto alcun ridimensionamento. Tutti gli imputati hanno cercato, ma inutilmente, di prendere le distanze dai reati nel corso di questa fase del procedimento. Ma, valutati gli elementi a sua disposizione, il gup non ha avuto dubbi circa la necessità di mandare sotto processo 44 persone fisiche (fra queste figurano oltre a Fabio e Nicola Riva anche l’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ed il sindaco di Taranto Ippazio Stefano) e tre società; così come non ha ravvisato margini per non accogliere le richieste di condanna che erano state proposte dai p.m. nei confronti di due degli inquisiti che avevano scelto di definire le proprie posizioni optando per il giudizio abbreviato: il funzionario di ARPA Puglia Roberto Primerano ed il sacerdote don Marco Gerardo. Assoluzione da ogni tipo di contestazione per l’ex assessore regionale Nicastro, per il sottufficiale dei carabinieri Giovanni Bardaro e per l’avv. Donato Perrini, anch’essi giudicati con rito alternativo. Dichiarato il non luogo a procedere per morte dell’imputato nei confronti di Emilio Riva.