Taranto città-guida per lo sviluppo socio-economico nazionale

TarantoTaranto vuole riappropriarsi del suo antico ruolo di città-guida dell’economia meridionale entrando a pieno titolo nel contesto della nuova fase di sviluppo nazionale da più parti preconizzata a vari livelli sia pubblici che privati. E questo potrebbe essere considerato possibile da realizzare solo se si avesse il coraggio di operare un radicale cambiamento nel modo di pensare ad una economia commerciale e industriale basata unicamente sui proventi della monocultura, sino ad oggi imperante, dell’acciaio.

E’ questo più o meno il senso convergente degli assunti sviscerati nel corso dell’interessante convegno svoltosi nei giorni scorsi presso l’Università ionica, organizzato dalla Confcommercio—Imprese per l’Italia sul tema “Taranto… Cambiare si può!”; che ha registrato, nell’ordine, gli interventi di: Monsignor Filippo Santoro, Arcivescovo ai Taranto, Leonardo Giangrande, presidente Confcommercio Taranto, Angelo Patrizio, responsabile Urbanistica e Progettazione urbana di Confcommercio, Sergio Prete, presidente dell’Autorità portuale di Taranto, Andrea Babbi, direttore generale dell’ENIT, Carlo Sangalli, presidente nazionale di Confcommercio-Imprese per l’Italia, Loredana Capone, assessore Sviluppo Economico della Regione Puglia, e Maurizio Lupi, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Il quale, innanzitutto, volendo spiegare il significato della sua partecipazione al convegno di Taranto ha tenuto tra l’altro a precisare che: “Il risultato delle ultime elezioni europee ci hanno fornito un dato importante ovvero che tra la rabbia e la speranza, la gente ha scelto la seconda. Il voto espresso è di fiducia, ma forse anche di disperazione. Ora è da qui che occorre che la politica riparta, riconquistando la fiducia nella popolazioni, facendo quello che ho deciso di fare io quest’oggi, venendo qui da voi, a capire, ad ascoltare. Avendo anche il coraggio ai essere criticati, perché sono coovinto che la politica trova la sua forza se sta nel popolo, quando si interrompe questo legame è finita“.

Il Convegno, concluso dall’intervento del ministro Lupi; e che in sostanza aveva in un certo senso sentito ricalcare concetti, idee, tomi e assunti già peraltro espressi e propugnati nel volume “Al di là degli altiforni” ‘Intenzioni, proposte, speranze, illusioni di una Città smarrita), edito nel novembre 2012 dal “Corriere del Giorno“, era stato aperto dall’arcivescovo di Taranto, monsignor Santoro, il quale aveva affermato che: “La precarietà del lavoro e l’ansia di chi ha paura di perderlo, unita alle sofferenze ed alle perdite che Taranto ha subito e continua a subire, ci spingono a sostenere l’idea che ha avuto la Confcommercio, ovvero di costruire dei ‘Ponti‘ di dialogo, superando l’individualismo ed una operosità a compartimenti separati, ma che soprattutto si faccia molta attenzione a non fa ricadere gli errori sulla testa delle persone. E salvare Taranto è un pò come salvare l’Italia stessa. Per farlo occorre dunque piena condivisione, dalle istituzioni alla politica, dalle associazioni all’intera comunità cittadina”.

È stata quindi la volta del presidente di Confcommercio Taranto Leonardo Giangrande, il quale ha sostenuto che bisogna ripartire dalla crisi che attanaglia la Città dei due mari, per andare avanti avendo appunto come traguardo un nuovo modello di sviluppo più consono alle esigenze e ai desideri di una società vessata da gravi problemi ambientali, economici e occupazionali. E questo quando il vecchio modello di sviluppo economico costruito ed inseguito negli ultimi sessant’anni, prevalentemente a base industriale con in primo piano Italsider—Ilva, Eni, Cementir, ha ben presto mostrato tutte le sue latenti fragilità in termini igienico-sanitari, ambientali, sociali ed economici. In questo contesto, comunque, pur non volendo disconoscere i pochi benefici del passato, è necessario acquisire coscienza che oggi si deve assolutamente voltare pagina, e che in nome del lavoro e degli interessi generali del Paese e della stessa comunità ionica, non si pub più trattare o scendere a compromessi, soprattutto per quanto riguarda la vicenda Ilva. Dando, quindi al riguardo priorità al Piano di risanamento ambientale, all’innovazione tecnologica del processo produttivo. Dunque, innanzitutto la bonifica, con un ruolo determinante dello Stato, in una funzione di garanzia dei lavori di ristrutturazione ambientale degli impianti previsti dall’AIA. Il rilancio industriale dell’Ilva (e dunque la salvaguardia della produzione e dei livelli occupazionali) non può prescindere dalla questione ambientale. E deve essere chiaro in proposito che le bonifiche non devono rappresentare un business, ma devono essere la condizione per rilanciare quelle attività produttive (mitilicoltura, agricoltura e turismo) che più delle altre sono stato penalizzate dall’inquinamento industriale: le scelte devono tener conto di tale obiettivo prioritario.

Stesso discorso — ha concluso Giangrande — vale per Cementir ed Eni. Basta con i ripensamenti, i dietro front, le compensazioni. Se un nuovo progetto industriale crea danni al territorio, non c’è royalty o compensazione che tengano, è giunta l’ora delle scelte e delle decisioni. Lo sviluppo industriale ha sacrificato mitilicoltura, produzioni tipiche, habitat, siti culturali, con conseguenze negative per il commercio e il turismo. Mentre la inadeguata dotazione infrastrutturale a supporto della rete di collegamento del territorio provinciale rappresenta un altro grosso handicap per lo sviluppo del turismo provinciale (completamento della Bradanico Salentina, della Taranto—Avetrana, la carenza dei collegamenti ferroviari), con l’assenza dell’aeroporto che mette in difficoltà gli operatori delle grandi strutture ricettive del territorio ionico che sono costretti a prelevare i propri ospiti dagli aeroporti di Brindisi e Bari, facendosi carico di oneri aggiuntivi considerevoli sia in termini di costi che di orari. In attesa che si risolva il nodo dell’attivazione dell’aeroporto “Arlotta” di Grottaglie, come prima risposta alle esigenze di mobilità di un territorio, la Regione dovrebbe attivare soluzioni migliorative del trasporto terrestre degli aeroporti di Brindisi e Bari. E infine per quanto riguarda il trasporto marittimo c’è da non sottovalutare il fatto che, da quando la Marina si è insediata in Mar Grande con una moderna Base navale, la Banchina Torpediniere della Marina Militare situata in mar Piccolo, potrebbe benissimo divenire un importante approdo tarantino per navi da crociera e maxy yacht.

Intanto all’urbanista Angelo Patrizio era toccato il compito, dopo la proiezione di un interessante documentario sulle prerogative di sviluppo cittadino, illustrare appunto la redazione di un piano urbanistico, affidatogli dalla Confcommercio, che fosse in grado di esaltare la tipicità del luogo, di valorizzarne la storia e le sue principali peculiarità attraverso un “ponte” ideale tra architettura, letteratura, arte, economia,   passato e presente. Per poterlo realizzare — aveva sostenuto Patrizio — era necessario ricostruire la storie di Taranto e del suo territorio, partendo delle attività e dalla vita sociale del passato, dal ruolo degli insediamenti militari e da come nel tempo si sono evoluti, insomma delle radici del luogo. In quest’ottica non appare assolutamente irrealizzabile attuare su Taranto l’idea di una grande realtà cittadina profondamente umanizzata, da poter svisceratamente amare, ammirare e vivere sentendosene veramente parte integrante in un’ampia interazione sociale. E per tutto questo occorre quindi una forte e decisa azione politico—istituzionale che, unita alle proposte della popolazione, riesca a cambiare il volto di un comprensorio bellissimo che purtroppo ve perdendo le sue cose migliori e che non riesce a mostrare la propria stupenda essenza nella sue pienezza.

Dopo due brevi interventi del presidente dell’Autorità portuale di Taranto Sergio Prete, e del direttore generale dell’ENIT Andrea Babbi, ed un accorato saluto ai convegnisti da parte del rettore dell’Università di Bari Uricchio, il presidente nazionale di Confcommercio, Carlo Sangalli, prendendo la parola, ha subito tenuto ad affermare che malgrado la crisi dilagante in tutto il Paese qui a Taranto e sul suo meraviglioso territorio, le potenzialità di crescita ci sono e appaiono sotto gli occhi di ognuno, aggiungendo che il caso Taranto lo spiega in maniera straordinaria e che anzi il rilancio dell’intero Mezzogiorno passa proprio da qui, da quello che a lui piace definire l’effetto “T”: Taranto, Turismo, Tutele del Territorio, Trasporti e Terziario.

Venendo a Taranto – ha poi proseguito Sangalli – si coglie in maniera assai forte, effettivamente, l’opportunità enorme di poter costruire un’offerta turistica attraente e altamente emozionante. Quindi è proprio in quest’ottica che occorre profondere il massimo delle energie, implementando le reti di comunicazione, di trasporto di persone e merci in maniera più semplice ed efficiente. Perché dal turismo, dal commercio, dai servizi, dai trasporti, dalle cultura, dalla ricerca può venire una forte spinta produttiva al rinnovamento e alla rinascita di Taranto. È giunto ora il tempo di cambiare e tornare a pensare alla valorizzazione delle nostre origini. In questo proficuo convegno — ha quindi concluso Sangalli — sono stati indicati quali possono essere le linee guida per lo sviluppo della Città dei due mari e delle sua provincia, ma occorre adesso mettersi tutti in gioco, smettendola di fare il “minuetto” compiendo un passo in avanti e due indietro oppure di temporeggiare ulteriormente per capire quale disegno il Governo ha in mente circa il Piano Ambiente relativo all’Ilva. Se vogliamo davvero riprenderci in mano questa città non dobbiamo più fare sconti a nessuno. Taranto è, rispetto al resto del Paese, nettamente indietro; senza infrastrutture è destinate all’isolamento, all’agonia. Non chiediamo “assistenzialismo” ma piuttosto che venga riconosciuta e restituita a questa grande città quella dignità che le spetta di diritto.

Da parte sua, infine, l’assessore regionale Loredana Capone, evidenziando al ministro Lupi che la Puglia viene collocata come le seconda regione al mondo più ambita dai turisti, ha affermato che valorizzare, quindi, le sue peculiarità, le sue bellezze, la sue arte, la sue offerta enogastronomica e la sua accoglienza, deve essere considerata una vera e propria priorità assoluta non solo della Regione stessa, ma dell’Italia intera.

Roberto A. Raschillà

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