Le strategie per vincere le sfide di domani ed incrementare del 50% l’export di vino italiano entro il 2020

vinoForte capacità di fare leale squadra e di saper confrontarsi con idee nuove, unita a grande distintività e giusta sostenibilità: sono questi gli ingredienti principi della ricetta “shakerata” da alcuni tra i più importanti attori del “made in Italy”, intervenuti alla seconda giornata di studi del 69° Congresso Nazionale dell’Assoenologi (Associazione Enologi Enotecnici Italiani) svoltosi all’inizio del giugno scorso a San Patrignano (Rimini), quali autorevoli protagonisti, a vario titolo, dell’export dei vini italiani.

E appunto “Una strategia per vincere le sfide di domani” era il suggestivi tema che aveva chiamato a confrontarsi e discutere personaggi di autentico spicco, quali Marilisa Allegrini (alla guida della omonima griffe dell’Amarone), Ettore Nicoletto di Santa Margherita, Letizia Moratti (produttrice con Castello di Cigognola), Lucio Tasca d’Almerita (alla guida dell’omonima cantina siciliana), Massimo D’Alema (produttore in terra d’Umbria con La Madelein), Oscar Farinetti (patron di Eataly e “vigneron” con Fontanafredda), e Zhou Xiao Yan (esportatrice di rilievo di vino italiano in Cina attraverso la società Huaxia di cui è presidente), la quale a San Patrignano aveva portato la buona notizia della crescita, a lungo attesa, dell’export di vino italiano in Cina (+9% nei primi tre mesi dell’anno) mentre quello francese cala al meno 7% accendendo quindi le speranze per una soddisfacente espansione verso un mercato che sinora ci aveva relegato al ruolo di comparse con una quota di appena il 5%. Una crescita spesso sostenuta dalla ristorazione.

Infatti, in mancanza delle importanti catene della grande distribuzione su cui può contare la Francia, secondo Mario Poletti Polegato è l’esplosione di prestigio della cucina italiana nel mondo che ha un ruolo diretto, da sostenere e difendere, nell’apprezzamento internazionale del nostro vino a vari livelli. Aggiungendo quindi, Ettore Nicoletto di Santa Margherita, che la grande possibilità di abbinamento ai più diversi tipi di cibo è indubbiamente il vero tratto distintivo dei nostri vini che consente loro di essere impiegati non solo nella cucina italiana ed europea ma anche in quella asiatica grazie a peculiari caratteristiche come l a freschezza e l’aromaticità speziata di alcuni vitigni. Ritenendo inoltre che l’obiettivo di crescere di un ulteriore 50% dell’export – auspicato anche dal presidente del Consiglio Matteo Renzi -, raggiungendo così il ragguardevole fatturato di 7,5 miliardi di euro all’estero sia un obiettivo assolutamente possibile da raggiungere entro il 2020.

Una performance che ha trovato concordi Zhou Xiao Yan (per la quale il vino italiano può crescere addirittura del 100% in questo periodo in Cina) e Oscar Farinetti, ce con i suoi 15 punti vendita di Eataly aperti fino ad oggi all’estero è un autentico grande esportatore di lifestyle italiano nel mondo ( nei punti vendita Eataly come quello aperto recentemente a New York il vino realizza il 35% dei 45 milioni di fatturato dalla ristorazione). La distintività – ha spiegato Farinetti – deve essere il primo ingrediente della ricetta per la crescita dell’agroalimentare italiano. Con la semplice mossa di un unico marchio “Itali” è possibile crescere di almeno 20 punti sbaragliando in un colpo solo tutti i falsi in commercio e la tanta imitazione dei prodotti originali.

Per Marilisa Allegrini, conoscere a farsi conoscere è sempre la strada migliore che porta alla crescita sui mercati esteri. Trent’anni fa, quando la Allegrini aveva iniziato a portare le sue battaglie negli Stati Uniti nessuno conosceva la Valpollicella. Oggi l’Amarone è conosciuto ovunque ed è cresciuto grazie all’innovazione, diventando anche un importante vino da pasto, oltre che di grandi occasioni. Mentre Lucio Tasca d’Almerita ha confermato che la capacità di unirsi a fare sistema è stata a suo tempo la chiave per far uscire la Sicilia da una triste storia di autocisterne anonime. Oggi la raggiunta operatività delle Doc Sicilia consentirà alla regione di crescere ulteriormente con zioni congiunte di promozione, sia all’estero che in Italia stessa.

E secondo Massimo D’Alema, gli spazi per crescere all’estero ci sono, visto che il mercato del vino italiano nel mondo non arriva oggi a 60 miliardi di euro, mentre una bibita come la Coca Cola da sola arriva a 110 miliardi. Con la giusta attività di promozione, come ad esempio la sponsorizzazione di film che promuovano la storia delle grandi famiglie del vino si può ribaltare questa situazione. L’ex primo ministro, anche nella sua nuova veste di produttore di vino non ha pero poi il consueto coraggio di affermare a San Patrignano con forza ed originalità tesi che in partenza non sembravano condivise dalla platea dei congressisti, affermando che le cantine italiane non devono avere paura di andare a produrre all’estero come fanno i francesi. Solo così si può imporre il nostro stile ed il nostro gusto nel mondo.

Infine, Letizia Moratti, concludendo l’interessante sessione congressuale, ha tenuto a sottolineare che la giusta dose d’innovazione unita alla tradizione è la scintilla principale che sta consentendo al vino italiano di ottenere le odierne soddisfazioni. Aggiungendo che è stato proprio a suo tempo, con Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi e collaboratore storico di San Patrignano, a convincerla ad intraprendere l’avventura di produttore vinicolo nell’azienda Castello di Cigognola nell’Oltrepò, e che è stata proprio la ventata di innovazione portata da Cotarella che ha consentito di rinverdire i fati della qualità delle produzioni dell’azienda di famiglia, apprezzate sui principali mercati internazionali, oltre che su quello stesso nazionale.

di Roberto A. Raschillà