Tra dieci anni il vino cinese invaderà l’Europa in concorrenza col Made in Italy

Vino in CinaÈ l’Assoenologi (associazione enologi enotecnici italiani) a lanciare un vivo allarme e a mettere in guardia i produttori vitivinicoli italiani ed esteri dal pericolo Cina infatti entro una decina d’anni il gigante asiatico riuscirà a produrre copiosamente vini di qualità, in grado di fare concorrenza anche al nostro Made in Italy e a quello dei principali Paesi del Vecchio Continente. I cinesi si stanno, appunto, attrezzando ultimamente per aggredire i veri mercati di sbocco sia italiani che del resto d’Europa, facendo della Cina il Paese che impianta viti di più al mondo giungendo e produrre ben oltre 30 milioni di ettolitri di vino all’anno, pari a due terzi della produzione complessiva italiana. Un vero e proprio mare di vino che non potrà trovare sbocco solo sul mercato locale, e che quindi sarà sempre di più orientato verso l’export.

Stando così le cose è pertanto assolutamente necessario, evidenzia l’Assoenologi, muoversi compatti — tenendo proprio di vista le mosse cinesi — per penetrare meglio e più profondamente in quei mercati dove il nostro Paese non è in posizione dominante. Aggiungendo che la carta vincente è quella dell’abbinamento del vino al cibo per conquistare sempre nuove fette di mercati, ricordando, tra l’altro, che proprio l’Italia non è del tutto consapevole della qualità dei propri vini e nemmeno del potenziale che questi, insieme all’abbinamento del cibo, possono avere in termine di penetrazione sui mercati, prendendo in contropiede cosi i cinesi. Nel mondo oggi si mangia giusto italiano e non più, ad esempio come un tempo, francese e i vini italiani hanno fatto ultimamente passi da gigante, tanto che i prodotti italiani addirittura cominciano a fare paure a quelli ben più noti d’oltralpe.

E per quanto riguarda precisamente la Cina il trend di sviluppo di questo immenso Paese — tiene e sottolineare, dal canto suo, il direttore generale di Assoenologi, Giuseppe Martelli, apparso recentemente a “Linea Verde”, le nota trasmissione agricola di RAI Uno — continua ed essere positivo con un pil che già a fine 2012 avrebbe superato l’8% : il più alto a livello mondiale, con una previsione al 9% da qui al 2015. In genere il consumo di vino in Cina è per ben l’86-87 per cento appannaggio del prodotto locale che specificamente è una specie di bevanda alcolica assolutamente diversa da quella che in Europa s’intende come vino; e solo il l4-l3 % è rappresentato da vero e proprio vino importato.

Le più correnti previsioni degli organi economici ufficiali fanno ritenere che in genere i consumi dei prodotti locali cinesi dovrebbero crescere, nei prossimi anni, più o meno del 10%, mentre quelli dei vini importati del 2l-22%, di cui la maggioranza rappresentata da vino rosso, che per una serie di particolari motivi, risulta da sempre il maggiormente richiesto dal mercato e dai consumatori locali. E per quanto riguarda proprio il mercato del vino in Cina, va evidenziato che attualmente risulta molto frammentato, senza comunque la prevalenza di brand prevalenti. Dal canto loro, infatti, sono sempre più interessati alla origine autoctona del prodotto, pur se la preponderante maggioranza di essi assai poco si intende di storia e di cultura del vino. E in quest’ottica la notorietà del prodotto ed il relativo prezzo hanno più importanza delle qualità nella scelte del vino stesso.

In proposito, stando a quanto esprimono gli ultimi dati disponibili c’è de ritenere che i vini più importati sono quelli di origine australiana con una quota del mercato che si aggira intorno al 16%, comunque in flessione di almeno il 7% rispetto al 2007. Al secondo posto si sistemano i prodotti cileni con una quota pari al 9%, mentre risultano al terzo posto, con il 7% ciascuno i vini di provenienza italiana, francese e spagnola.

Ma mentre si deve considerare la particolare situazione relativa alle potenzialità di sviluppo delle vendite, risultano effettivamente in pochi coloro che sono interessati al mercato vinicolo internazionale e valutano nella sue esatta dimensione appunto quanto già citato all’inizio, e cioè che tre una decina di anni i cinesi saranno in grado di produrre vini di qualità capaci di far concorrenza a quelli europei e pertanto anche e quelli made in Italy, posizionando la Cina tra i cinque primi Paesi mondiali produttori ed esportatori di prodotti vitivinicoli.

E al riguardo va pure sottolineato che proprio dalla fine del 1900 ad oggi in Cina le cantine ufficialmente sono cresciute da circa 300 ad oltre mille. Mentre i vigneti, che un tempo erano appannaggio solo delle regioni del Gansu, dello Shandong e dello Xinji, attualmente si stanno espandendo anche in altre moltissime zone. Pertanto, se si considera la situazione locale, appare logico che tutta questa nuova ingente produzione vinicola dovrà pur trovare appunto sbocco necessariamente a livello internazionale, dato che da parte loro i consumi interni, per quanto in continue crescita, non potranno assolutamente riuscire ad assorbirla tutta. Quindi, stando così le cose, i mercati di riferimento inizialmente dovrebbero risultare quelli asiatici, per poi spostarsi su quelli tradizionali internazionali, interessando di conseguenze in primo luogo proprio quelli europei.

Infine, a tutto ciò vanno inoltre aggiunti i consistenti investimenti operati in know-how in questi ultimi anni, che dovranno opportunamente essere recuperati giusto con le esportazioni. Creando, quindi, maggiori preoccupazioni nei mercati europei e conseguenti agitazioni tra i produttori italiani costretti e rivedere gli attuali canoni dell’export.

Roberto A.Raschillà

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