Anche il collezionismo di veicoli storici ha la sua Carta: la Carta di Torino

Torino - Castello del ValentinoIl 29 gennaio 2013 è stata presentata al pubblico, presso il Museo Mercedes di Stoccarda, la Carta di Torino, documento redatto per fornire, agli appassionati di tutto il mondo una serie di linee guida sintetiche che forniscono indirizzi e consigli su restauro e conservazione dei veicoli storici.

E’ sintomatico e certo non casuale, che questo documento porti il nome di Torino, una delle capitali mondiali dell’automobile, sede dell’ASI, la Federazione italiana che raggruppa circa 300 club, conta oltre 200.000 tesserati ed è tra le più importanti e strutturate organizzazioni del settore, a livello mondiale.

Altre quattro Carte, destinate in epoche e ambiti diversi sono state promulgate, a cominciare da quella di Atene nel 1931, che ha dettato i principi di base che hanno poi guidato, studiosi di diversi settori e che vale la pena di riportare:

Le opere monumentali dei popoli, recanti un messaggio spirituale del passato, rappresentano, nella vita attuale, la viva testimonianza delle loro tradizioni secolari. L’umanità, che ogni giorno prende atto dei valori umani, le considera patrimonio comune, riconoscendosi responsabile della loro salvaguardia di fronte alle generazioni future. Essa si sente in dovere di trasmetterle nella loro completa autenticità.

E’ essenziale che i principi che presiedono alla conservazione ed al restauro dei monumenti vengano prestabiliti e formulati a livello internazionale, lasciando tuttavia che ogni Paese li applichi, tenendo conto della propria cultura e delle proprie tradizioni.

Definendo per la prima volta questi principi fondamentali, la Carta di Atene del 1931 ha contribuito allo sviluppo di un vasto movimento internazionale, che si è particolarmente concretato in documentazioni nazionali, nelle attività dell’ICOM e dell’UNESCO, e nella creazione, da parte dell’UNESCO stessa, del Centro Internazionale di Studio per la Conservazione e il Restauro dei Beni Culturali.”

La carta di Atene ha così tracciato le linee guida sulla conservazione dei monumenti e delle opere architettoniche, regole applicabili ad ogni altro settore delle creatività umana, poi ribadite e approfondite nella Carta di Venezia del 1964. A questa hanno fatto seguito la Carta di Barcellona del 2002, che ha trattato al patrimonio marittimo galleggiante di ogni dimensione e nel 2005 la Carta di Riga, una guida alla conservazione del materiale e delle strutture in ambito ferroviario.

Dopo queste illustri progenitrici, è nata la Carta di Torino che viene a colmare un vuoto importante, vista la presenza nei musei e nelle strade, di milioni di veicoli storici, che alla stessa stregua di monumenti, navi e treni, sono messaggeri di cultura e in quanto tali devono essere conservati in modo adeguato.

Torino - Piazzetta Reale esposizione autostoricheLa Carta di Torino era stata ratificata in occasione dell’Assemblea Generale della Fédération Internationale des Véhicules Anciens a Monaco lo scorso novembre, dopo un’accurata revisione, durata più di cinque anni.

Il risultato di questo processo di distillazione, è una serie di linee guida sintetiche, contro la tendenza ad un restauro troppo invasivo, che tende a cancellare la storicità dei veicoli, in nome di una scintillante apparenza estetica. La Carta di Torino, stabilisce i confini che separano la conservazione, la riparazione e il restauro e spiega l’importanza di mantenere in vita e rispettare la sostanza storica del manufatto.

Occorre aggiungere, che la Carta non si limita ai veicoli, ma coinvolge anche le strutture e gli edifici storici ad essi connessi, quali fabbriche, circuiti, archivi fotografici e documentali ad essi dedicati.

Come ha illustrato il Presidente FIVA, Horst Brüning, la Carta di Torino non ha carattere impositivo e non mira a limitare la libertà dei collezionisti, ma, al contrario, intende guidarli e renderli maggiormente consapevoli del potenziale racchiuso in questi veicoli, nello spirito della dichiarazione programmatica della Carta di Atene.

Il documento rappresenterà una pietra miliare della FIVA e una tappa importante per ottenere il riconoscimento da parte dell’UNESCO, in quanto trae ispirazione da altri documenti accettati da questa Organizzazione Internazionale.

In occasione della conferenza stampa di Stoccarda, il consulente FIVA Giorgio Andrian, nel corso del suo intervento, ha definito il futuro processo di collaborazione tra FIVA e UNESCO come un vero e proprio matrimonio tra due enti che già parlano la stessa lingua ed hanno a cuore i medesimi obiettivi.

Nel corso dei prossimi mesi, si svolgeranno degli incontri, volti a stabilire un ancora maggior legame tra queste due organizzazioni internazionali.

Thomas Kohler, coordinatore del gruppo di lavoro per la Carta di Torino, ne ha riassunto brevemente i punti chiave ed ha ringraziato i suoi collaboratori, tra i quali spiccano due italiani, Alfieri Maserati e Mario De Rosa.

Ha inoltre spiegato che il documento è stato titolato alla città di Torino, perché proprio qui sono stati organizzati dall’ ASI due importanti convegni, che hanno costituito lo spunto iniziale per questo lavoro e per l’importanza storica della città, culla dell’automobilismo italiano.

La Carta sarà presto corredata da un vademecum esplicativo, che fornirà un ulteriore aiuto agli appassionati.