LA RIFLESSIONE- Dalla bufera cinese al fondo italiano

cq5dam.web.1280.1280 (2)Il crollo delle Borse in Cina sta spaventando tutti.  Dai grandi economisti al più distratto dei cittadini.  Ed il motivo è tanto banale quanto allarmante. Già, perché, al di là delle rassicurazioni di facciata, quello che inquieta è che nessuno appare in grado di spiegare (senza timore di essere smentito…) cosa potrà realmente provocare questa crisi qualora dovesse varcare i confini asiatici. Senza avviare discorsi sui massimi sistemi ed incartarsi in  raffronti con altre epoche e con  altre economie, fermiamoci a riflettere su quanto potrebbe accadere in Italia. Di sicuro, se questa nuova “febbre” raggiungerà il nostro Paese be’… allora toccherà ai noi salire su dei barconi e cercare fortuna dirigendoci verso altri lidi. Forse è una esagerazione, forse ci saranno alternative meno catastrofiche. Ad ogni buon conto non ci vuole un mago della finanza per capire che da queste parti  un’altra crisi pronta ad affiancarsi a quella che ancora sta martoriando il territorio italico sarebbe deleteria. Questo lo sanno tutti. Però, in ossequio a chissà  quale mistero, coloro che da noi controllano la cosiddetta “stanza dei bottoni” sostengono che appare prematuro preoccuparsi per qualcosa che ancora non si è materializzato. Anzi, invitano a guardare con fiducia al futuro anche se le prime trionfalistiche previsioni sulla crescita stanno subendo un ridimensionamento.

Il presidente del Consiglio Renzi, ad esempio, è fenomenale quando si tratta di gettare acqua sul fuoco e (soprattutto) di dispensare serenità.  Al meeting CL di Rimini, nel pieno della bufera economica cinese, ha voluto mettere in risalto il buon lavoro del suo governo aggiungendo che dal prossimo anno non si pagheranno più né IMU né Tasi. Benissimo. Ma non basta.

Nel sostenere che in Italia ci sono troppe tasse ha pure dichiarato che i “famosi” 80 euro saranno confermati per sempre. Tutto ok. Tanto che soltanto per aver formulato queste promesse il premier si è già meritato la conferma a vita del suo soggiorno a Palazzo Chigi. Ma, se i vecchi detti polari hanno un fondamento (ce n’è uno che recita: “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”) la vera impresa sarà un’altra: riuscirà a mantenerle, quelle promesse? Mah! Si vedrà. Per il momento, Renzi ci ha messo la faccia ed ha giocato le sue carte con la sicurezza che fino ad oggi ha contraddistinto il proprio modo di fare.

Peccato che, ad appena 24 ore dall’intervento del premier, il più pacato ministro Padoan (sempre davanti alla stessa platea riminese) sia stato più cauto precisando che diminuire le tasse va bene a patto che sia “una decisione permanente e credibile”.  Anche perché in Europa c’è un clima di sfiducia reciproca, in particolar modo quando dagli annunci non si passa ai fatti. E non è finita. Senza nascondersi dietro ad un dito, Padoan ha ammesso che della crescita il governo non è soddisfatto (figuriamoci noi poveri cittadini…)   e che la crisi dei mercati cinesi deve essere valutata attentamente dal vecchio continente senza cadere nell’errore di ignorarla. Ad ogni modo, per non sconfortare ulteriormente chi lo stava ascoltando, il ministro dell’Economia ha ricordato che la ricetta per fronteggiare i problemi esiste: vale a dire, attuare le riforme fino in fondo. Operazione che dovrebbe essere alla portata visto che noi italiani quando si tratta di toccare il fondo… siamo dei maestri.