PORTICCIOLI TURISTICI E NAUTICA DA DIPORTO IN PUGLIA E NEL MERIDIONE VALIDE OCCASIONI DI SVILUPPO PER L’INDUSTRIA DELLE VACANZE

PORTICCIOLI TURISTICI E NAUTICA DA DIPORTOE‘ stata un’occasione mancata, quella del convegno sul “Cabotaggio nel Mediterraneo: un contributo allo sviluppo dei porti meridionali“, svoltosi nei giorni scorsi a Taranto, per poter parlare segnatamente anche del sistema dei porti turistici in Puglia e nelle altre regioni del Mezzogiorno. Il convegno – che ha registrato le partecipazione, tra gli altri, dei presidenti delle tre Autorità portuali del Levante, di  Brindisi e di Taranto – era stato incentrato sul sistema pugliese e le  potenzialità del cabotaggio marittimo riguardante la navigazione commerciale a corto raggio, che rappresenta indubbiamente un importante  elemento di crescita per il settore dei traffici economici e industriali dove l’Italia e già leader 2 livello europeo e dove in particolare la Puglia può incrementare il proprio ruolo.

Il convegno di Taranto sarebbe stato quindi, una sede davvero ideale per affrontare insieme alla realtà portuale generale anche quella più settoriale del piccolo cabotaggio legato al comparto delle vacanze e del tempo libero, oltre che degli sport nautici, tenuto conto che, secondo un recentissimo rapporto del Centro studi europeo Euroidees, con sede a Bruxelles, che ha elaborato un’ipotesi di analisi interpretativa delle fasi di sviluppo turistico delle varie regioni fondato sul “modello Butler” che prevede per la Puglia tre diversi scenari nel 2020 con pre- senze che oscillano tra i 20 milioni, nella migliore delle ipotesi, e i 15 milioni nella peggiore, senza dimenticare di poter garantire una sempre maggiore competitività del prodotto mare, indirizzando in questa direzione gli sforzi maggiori nella strutturazione di prodotti turistici complementari che puntano sui binomi mare-cultura, mare-sport, natura-cultura enogastronomia, sport nautici-piccolo cabotaggio. E dunque puntando appunto a favorire lo sviluppo di porti o porticcioli turistici come validi mezzi di sviluppo per l’industria delle vacanze e del tempo libero.

Un porto turistico di tipo moderno è notoriamente da considerare una vera e propria struttura complessa, in grado di assolvere a vari compiti di diversa importanza e di diverso peso economico; come evidenziava a suo tempo l’allora ministro della Marina mercantile Michele Di Giesi. Nello specifico la funzione principale di una tale importante struttura marittima e normalmente quella di fornire una base per una flotta stanziale, sistema in posti barca privati, la cui commercializzazione costituisce l’elemento più significativo di ogni iniziativa portuale di tipo imprenditoriale. E a seconda della collocazine geografica del porto o porticciolo turistico può essere diversa la natura della flotta ospitata: a ridosso dei grandi centri urbani ha la prevalenza un impiego intensivo delle imbarcazioni durante un esteso arco dell’anno, in corrispondenza particolarmente delle festività e del fine settimana; nelle zone turistiche di un certo prestigio, si è invece più frequentemente di fronte al caso di una utilizzazione concentrata durante il periodo estivo, da parte di proprietari residenti anche a grande distanza. In ogni caso la flotta stanziale rappresenta sempre una rilevante fonte di reddito locale per tutti i servizi richiesti (vigilanza, manutenzione, ecc.) e per gli interessanti effetti indotti sulla attività turistica stessa.

Una seconda funzione di un porticciolo e quella di fornire un punto di sosta alle imbarcazioni in transito. Tale funzione – come appunto sottolineato in uno studio specificamente redatto dal Ministero della Marina Mercantile — può altresì assumere un peso economico significativo se il porto stesso si trova lungo itinerari molto frequentati. Bisogna infatti tenere presente le tendenze dei diportisti di oggi, che nella quasi totalita tendono a frazionare i loro percorsi in tappe diverse, trascorrendo le nottate all’ormeggio nella tranquillità di un porto sicuro.

Se poi il porto stesso si trova in una zona di acclarato interesse turistico, esso può indubbiamente assumere anche un ruolo di base estiva per i diportisti provenienti da zone anche lontane per via terrestre, portando a rimorchio barche carrellabili. È ovvio che lo sviluppo di una tale attività è condizionato dalla disponibilità di adeguati servizi per il varo delle imbarcazioni il parcheggio di auto e carrelli, nonché ovviamente da una facilità di accesso per autostrada e comunque attraverso itinerari facilmente percorribili anche con un pesante rimorchio.

Non bisogna infine dimenticare la possibilità che il porto diventi il centro di un’attività di noleggio per imbarcazioni da crociera, con o senza equipaggio. Iniziative di questo tipo si stanno rapidamente sviluppando in tutte le zone turistiche dell’area mediterranea, per permettere ai diportisti di poter navigare anche molto lontano dalle loro residenze senza i costi, le perdite di tempo e le complicazioni di un lungo trasferimento. Naturalmente la presenza di una flottiglia da noleggio, anche di dimensioni limitate, rappresenta un elemento importante di occupazione e di reddito, giustificando soprattutto l’insediamento di strutture tecniche di assistenza e manutenzione.

A questo punto bisogna Poi pure tenere presente che c’è da considerare l’altro verso della medaglia, che riguarda sostanzialmente l’opportuna identificazione dei vari problemi del diportista tipo. Ed a proposito si può ben affermare che oggi egli ha grandi difficoltà a trovare una sistemazione stabile per le sua imbarcazione nelle zone più Vicine ai grandi centri cittadini, in modo da essere agevolato nell’impiego della stessa anche in occasione appunto di brevi vacanze fuori stagione e fine settimana; durante i mesi estivi, egli ha anche notevoli difficoltà nell’affrontare scostamenti di una certa ampiezza a causa della insufficienza o addirittura della inesistenza delle strutture ricettive lungo ampi tratti della costa, specie nella regioni meridionali.

Si e così finito per disincentivare l’indirizzo del tempo libero verso la nautica da diporto, bloccando un’evoluzione che tra piccole industrie del settore cantieristico e attività di assistenza aveva cominciato già a prendere un peso economico significativo negli ultimi anni. Il rifiuto dei porti turistici da parte di molte amministrazioni locali non ha tenuto sino ad oggi conto dei notevoli effetti di occupazione e reddito che automaticamente ne derivano: studi recenti sviluppati sia in Italia che in Francia hanno infatti dimostrato come la presenza di un porticciolo turistico porti alla creazione di posti di lavoro in ragione almeno di uno ogni tre-quattro imbarcazioni presenti.

Come diretta conseguenza di una tale superficiale mancanza di pianificazione nel settore si finisce altresì di perdere alcune tra le varie   correnti turistiche più qualificate provenienti dal Centro e dal Nord Europa, che tendono a trascurare l’Italia e ad appoggiarsi alle specifiche strutture ricettive di altri Paesi mediterranei. D’altra parte 1’immobilismo per quanto riguarda i progetti portuali rischia oltre tutto di favorire la trasformazione della flotta esistente, con la nascita di una “nautica stanziale” che vede le imbarcazioni ridotte a punti di ritrovo negli affollati porti di armamento. Si verrebbero così a perdere tutti i benefici effetti derivanti da una loro migrazione estiva verso le zone meno congestionate del nostro litorale, che riceverebbero dal turismo nautico una spinta significativa verso lo sviluppo economico.

Tutte le considerazioni fin qui svolte potrebbero sembrare inutili, dato che la difficile situazione economica del Bel Paese sembrerebbe poco compatibile con un significativo sviluppo della nautica da diporto, specie se si considerano i prezzi raggiunti dalle imbarcazioni e dalle strutture portuali. Ciò significherebbe però trascurare 1e trasformazioni di mentalità dell’utenza, che in questi ultimi anni ha acquisito un carattere sufficientemente maturo a far proliferare sia i casi di multiproprietà (che riducono drasticamente i costi di esercizio di un’imbarcazione, che le iniziative di sviluppo, rese possibili dal diffondersi di una cultura nautica tra strati molto più ampi della popolazione: si può quindi confermare, ribadendo un concetto già enunciato, che è proprio la situazione delle infrastrutture portuali il principale fattore limitante per lo sviluppo della nautica da diporto nel nostro Paese.

Nel quadro dell’attuale preconizzato piano di rilancio della nostra economia, i porti turistici potrebbero quindi trovare indubbiamente una loro corretta collocazione a patto che ciò possa accadere senza guasti ambientali inaccettabili da un lato, e senza sprechi di risorse male utilizzate dall’altro. Di qui l’interesse per un’analisi globale del problema, (magari con uno specifico convegno di studi, sulla falsariga di quello, già citato all’inizio, svoltosi a Taranto sul “cabotaggio nel Mediterraneo“), che permetta di identificare uno schema di sviluppo adeguato sotto tutti gli aspetti, nautico, ecologico, economico e di integrazione con le rimanenti infrastrutture finalizzate allo sviluppo del turismo.

di Roberto A. Raschillà