Kostabi, sei tele in Piazza San Pietro per celebrare l’umanità

KOSTABI, SEI TELE IN PIAZZA SAN PIETRO PER CELEBRARE L’UMANITA’ Il mio credo? Ho fede in Caravaggio, Picasso, Debussy e Ornette Coleman

Roma – “In Piazza San Pietro? Mi piacerebbe celebrare l’Umanità con l’esposizione fissa di sei grandi tele raffiguranti insegnanti e studenti di diverse etnie e culture. Un forte messaggio in favore del dialogo interraziale, ma anche controcorrente e in netto contrasto al divario tra elite e gente normale.
Così il pittore e scultore americano Mark Kostabi, uno degli esponenti più emblematici del movimento artistico dell’East Village di New York e considerato l’Andy Warhol moderno, immagina se stesso e la sua arte nella piazza più famosa del mondo.
Sono convinto che vivere fra culture diverse arricchisce la conoscenza. Perché è la conoscenza la vera ricchezza e salute della vita – aggiunge l’artista in occasione dell’anteprima nazionale a Roma del nuovo docu-film sulla sua vita, questa volta firmato dalla regista Sabrina Digregorio, già producer and director dell’Atena Films – D’altronde, il mio immaginario suggerisce sempre uno strappo alle convenzioni”.
Kostabi, famoso per i suoi dipinti caratterizzati da figure umane senza volto su sfondi surreali, ha una casa a Roma a Piazza Vittorio: “non a tutti piace quella zona…. Ma a me piace questo esempio di integrazione e coabitazione di culture diverse, è bello… Piazza Vittorio è come New York!”.
Coraggioso produttore e geniale ‘piazzista’ di se stesso, gode di una notevole notorietà mediatica promuovendo e vendendo le sue tele nelle più blasonate Gallerie d’Arte del mondo, come il Guggenheim, il Metropolitan Museum of Art di New York, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma, e contemporaneamente in ristoranti e centri commerciali. “Iniziai a 19 anni un nuovo stile di vita – ricorda l’artista – come una rock star in tour.
KOSTABI, SEI TELE IN PIAZZA SAN PIETRO PER CELEBRARE L’UMANITA’ Ho avuto un sacco di notorietà perché sono provocatorio e ho sempre proposto la mia arte in performances“.
Oggi Kostabi vende i suoi dipinti anche su e-Bay e su una tv commerciale italiana; ed ha una sua rubrica online su ArtNet.com dove, tra l’altro, dispensa consigli ai giovani artisti sul come rendere il loro lavoro proficuo.
A tutt’oggi Kostabi ha venduto più di 20.000 dipinti, e in contrasto con i suoi detrattori che lo etichettano a mero esponente dell’art system, il critico Achille Bonito Oliva: “Il marketing è per Kostabi quasi un elemento poetico – osserva il critico nel documentario della Digregorio – La madre di tutte le sue opere è Andy Warhol”.
Kostabi, 53 anni, saluta il lavoro della regista Digregorio ammettendo di aver “notato di recente che più successo ricevo, più timido e umile mi sento dentro. Sono abituato ad esternare estrema sicurezza in me stesso, ma interiormente mi sento piccolo e fragile.
Forse questo mi condurrà in nuovi percorsi artistici.”.
Kostabi è famoso anche per aver allestito un vernissage all’aperto a Roma nella strada dove abita. Una sua scultura, raffigurante Papa Giovanni II, è esposta a Velletri.
E il suo rapporto con la Fede, non smentisce il personaggio: “Il mio Credo è nell’Arte e nella creatività. Ho fede in Caravaggio, Picasso, Andy Warhol, Stravinsky, Debussy, Ornette Coleman e Thelonious Monk – risponde l’artista – Ho anche fiducia nell’umanità in generale, anche se si sporca ogni tanto un po’.
I giovani? Nel suo immenso atelier/bottega di New York sono più di 150 a disegnare le sue tele che poi, in stile rinascimentale e whoroliano, lui firma con il suo nome. “Sono fantastici – dice Kostabi delle nuove generazioni – ma hanno sempre molta fretta, la loro attenzione per ogni cosa è sempre molto breve. La loro ‘velocità’ media è iper. Bisogna usare i loro mezzi per raggiungerli anche con un messaggio artistico, che sia musicale o altro.
Oggi tanti nuovi professionisti della pop music, dal Reave in poi, usano i loro mezzi, you tube etc. Bisogna comunque stare al passo dei tempi, anche essere un po’ Michelangelo, ma utilizzando photoshop e facebook!”.