La nuova PAC principale elemento di cementificazione dell’Unione Europea

Intervenendo il 12 maggio 2013 alle terza giornate del Festival delle Ruralità, che si è svolto nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia, il presidente delle Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, on. Paolo De Castro, ha tenuto ad assicurare gli imprenditori agricoli sia pugliesi sia di tutto il Belpaese, che dal gennaio 2015 la nuova Politica Agricola Comunitaria (PAC) non sarà affatto avara di particolari aiuti, malgrado alcuni doverosi tagli riguardo agli incentivi sino ad oggi elargiti per lo sviluppo rurale italiano e che le risorse sul piano appunto della crescita delle campagne e dell'agronomia non saranno, tutto sommato, sensibilmente inferiori alle aspettative. Pur se ci si trova di fronte ad una PAC che ha dovuto e deve subire nel complesso una certa, comunque ampiamente paventata, contrazione in vista della nuova programmazione comunitaria 2014-2020, che in ogni caso potrà sempre contare su risorse sufficienti per mettere in campo azioni non deludenti a tutela sia degli agricoltori che dei territori stessi.  Ciò mentre, alla vigilia del 68° Congresso Nazionale dell'Associazione Enologi Enotecnici Italiani (Assoenologi), che si svolgerà ad Alba, in Piemonte, dal 4 al 7 luglio 2013 sul tema "Cinquant'anni di Doc: il territorio, il vino e l'enologo", sembra opportuno riprendere e questo punto gli ancora attualissimi concreti contenuti dell'intervista concessa recentemente proprio dal presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, on. Paolo De Castro, al direttore generale dell'Assoenologi, dott. Giuseppe Martelli, sulle prospettive della prossima PAC attualmente in discussione a Bruxelles e sul ruolo delle istituzioni europee a difesa dell'agricoltura e dello stesso specifico settore Vitivinicolo.  In proposito il presidente De Castro aveva dunque tenuto a sottolineare che il mondo agricolo europeo si trova oggigiorno in un momento istituzionale particolarmente strategico e importante che nei prossimi mesi condurrà il Parlamento dell'Unione Europea a ridefinire la politica agricola del futuro. Si parla della più fondamentale politica economica adottata dall'Europa unito nei suoi oltre cinquant'anni di storia, cioè del principale elemento di cementificazione dell'UE. Negli scorsi primi tre anni e mezzo di lavoro è stata rappresentata con forza l'esigenza di un'attenzione particolarmente specifica al comparto agricolo e sono state avanzate proposte concrete a partire dai settori più a rischio come quello lattiero-caseario. Nel contempo a Bruxelles il Parlamento europeo si è reso protagonista di un'articolata riflessione sulla qualità generale del sistema agroalimentare, che ovviamente investe innanzitutto l'importantissimo ramo della vitivinicoltura, anch'esso colpito dal grave endemico momento di crisi e di incertezza.  Mentre poi al dott. Martelli che gli chiedeva quali sono, ad oggi, gli aspetti positivi e quelli negativi della proposta di riforma presentata nell'ottobre 2011 e sulla quale continua ed essere accesa la discussione, anche alla luce del mutato contesto di riferimento, l'on. De Castro aveva risposto evidenziando che gli agricoltori europei, come quelli del resto del mondo, hanno oggi a che fare con un contesto inedito: ritornano, infatti, anche nelle aree sviluppate le paure delle "food security" e delle scarsità. I mercati sono affetti da una volatilità destinata a divenire in un già assai prossimo futuro un fenomeno sistematico, e il sistema di offerta alimentare verrà messo duramente alla prova. Così che gli sforzi dovranno essere concentrati, sin da ora, innanzitutto sulla necessità di promuovere la produzione in modo da aggiornare i contenuti della riforma alle mutate condizioni dello scenario. Si dovrà altresì lavorare per rendere la politica agricola del futuro più semplice e più flessibile, così come si dovrà pure pensare all'introduzione di misure adatte ad affrontare gli stati di crisi che, purtroppo hanno caratterizzato negativamente mercati e svariati settori economici negli ultimi tempi.  Sollecitato quindi dal direttore generale di Assoenologi al riguardo, il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo si era soffermato sul fatto che l'ampio processo di riformulazione della PAC post 2013, rappresenta uno degli appuntamenti legislativi di Bruxelles che stanno coinvolgendo, più o meno direttamente, anche il comparto vitivinicolo; ricordando in proposito il recente via libera alla normativa comunitaria del vino biologico. Specificando che con l'introduzione del logo europeo, si è venuto a colmare un vuoto normativo che rischiava di creare fenomeni di distorsione della concorrenza rispetto ad altre realtà produttive che già godevano di un regime di tutela normativa. Un risultato assolutamente importante, soprattutto per l'Italia che, ormai da tempo, ha deciso di puntare con decisione sulla agricoltura di qualità tanto da diventare leader indiscussa nelle produzioni biologiche. Inoltre con l'istituzione dei marchi Dop e Igp, in particolare, l'Unione Europea ha inteso tutelare appunto le produzioni tipiche di qualità, specifiche dei diversi territori, garantendo la protezione di due categorie principali di interessi.  La categoria dei produttori, attraverso l'uso esclusivo della denominazione e il contestuale diritto di vietare e perseguire qualunque forma di utilizzo indebito del marchio da parte di soggetti non legittimati, e quella dei consumatori, sempre più interessati a conoscere e fruire dei valori materiali e immateriali che accompagnano il prodotto.  In tale scenario si inserisce anche l'importante tutela della qualità dei prodotti vinicoli che, nel Belpaese, ha trovato nella legge n. 164 del 10 febbraio l992 un efficace quadro normativo per la disciplina delle denominazioni di origine. In un terreno, quale giusto quello della qualità dei vini, che per l'Italia ha rappresentato nel corso degli anni una chiave vincente, come attestato dalla posizione di leadership del settore nel panorama vinicolo mondiale. E mentre d'altra parte - come evidenziato più volte dall'Assoenologi, tramite il suo direttore generale dott. Martelli - il mercato vitivinicolo italiano è sovente oggetto di contraffazioni e truffe che ne stanno minando la credibilità, proprio la tutela dei consumatori e la lotta alle contraffazioni rappresentano - secondo l'on. De Castro - rappresentano una delle principali priorità che le scelte di politica agricola, siano esse nazionali o comunitarie, devono perseguire. Occorrono strumenti tesi al rafforzamento dell'azione di contrasto alle contraffazioni e alle frodi alimentari che, al tempo stesso, sappiano fornire assistenza e sostegno legale alle imprese contro le falsificazioni e l'uso improprio di marchi commerciali.  Come ancora evidenziato sia dal direttore generale di Assoenologi, dott. Giuseppe Martelli, che dal presidente della Commissione Agricoltura dell'UE, on. Paolo De Castro i mercati agricoli ora come ora sono contraddistinti da un'incertezza senza precedenti per intensità e portata. Ed in quest'ottica si sta sperimentando il perdurare di un'estrema volatilità dei prezzi che è destinata a condizionare in futuro gli sviluppi competitivi dell'intero sistema agroalimentare. Fortunatamente il vitivinicolo, nonostante sia anch'esso un settore colpito dal momento di crisi e di incertezza, continua ad occupare una posizione di leadership nel panorama produttivo mondiale. Rappresentando un comparto economico che, oltre alla quantità, punta ormai da anni sulla qualità, tanto da farne il suo prioritario punto di forza. Comunque oggi la qualità è condizione necessaria ma non sufficiente per risultare competitivi. Occorrono nuove forme organizzative per essere forti sui mercati, né bisogna perdere di vista un essenziale dato di prospettiva: oltre la crisi attuale c'è una domanda globale che nel medio-lungo periodo potrebbe superare stabilmente le capacità di offerta. Ecco perché la via dei mercati internazionali rappresenta ormai una direzione di sviluppo obbligata per tutti i prodotti agroalimentari.  In tale contesto, infine, la valorizzazione della qualità del vino, nel frangente in cui è diventato uno dei basilari punti di forza anche sui mercati esteri, rappresenta davvero un essenziale esempio da perseguire per tutti i comparti del sistema agroalimentare italiano. Ed un'importante testimonianza dell'arduo lavoro affrontato dai Vignaioli, dai produttori e dagli industriali del settore che, sempre di più, puntando sulla qualità, stanno dimostrando di saper accettare la sfida internazionale, anche sui mercati emergenti, insieme anche alle decisioni dell'Europarlamento, è data appunto proprio dal fatto che il vino italiano è riuscito ad essere oggi il più esportato al mondo in termini di volumi e tra i primi al mondo per valore.Intervenendo il 12 maggio 2013 alle terza giornate del Festival delle Ruralità, che si è svolto nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia, il presidente delle Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, on. Paolo De Castro, ha tenuto ad assicurare gli imprenditori agricoli sia pugliesi sia di tutto il Belpaese, che dal gennaio 2015 la nuova Politica Agricola Comunitaria (PAC) non sarà affatto avara di particolari aiuti, malgrado alcuni doverosi tagli riguardo agli incentivi sino ad oggi elargiti per lo sviluppo rurale italiano e che le risorse sul piano appunto della crescita delle campagne e dell’agronomia non saranno, tutto sommato, sensibilmente inferiori alle aspettative. Pur se ci si trova di fronte ad una PAC che ha dovuto e deve subire nel complesso una certa, comunque ampiamente paventata, contrazione in vista della nuova programmazione comunitaria 2014-2020, che in ogni caso potrà sempre contare su risorse sufficienti per mettere in campo azioni non deludenti a tutela sia degli agricoltori che dei territori stessi.

Ciò mentre, alla vigilia del 68° Congresso Nazionale dell’Associazione Enologi Enotecnici Italiani (Assoenologi), che si svolgerà ad Alba, in Piemonte, dal 4 al 7 luglio 2013 sul tema “Cinquant’anni di Doc: il territorio, il vino e l’enologo“, sembra opportuno riprendere e questo punto gli ancora attualissimi concreti contenuti dell’intervista concessa recentemente proprio dal presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, on. Paolo De Castro, al direttore generale dell’Assoenologi, dott. Giuseppe Martelli, sulle prospettive della prossima PAC attualmente in discussione a Bruxelles e sul ruolo delle istituzioni europee a difesa dell’agricoltura e dello stesso specifico settore Vitivinicolo.

In proposito il presidente De Castro aveva dunque tenuto a sottolineare che il mondo agricolo europeo si trova oggigiorno in un momento istituzionale particolarmente strategico e importante che nei prossimi mesi condurrà il Parlamento dell’Unione Europea a ridefinire la politica agricola del futuro. Si parla della più fondamentale politica economica adottata dall’Europa unito nei suoi oltre cinquant’anni di storia, cioè del principale elemento di cementificazione dell’UE. Negli scorsi primi tre anni e mezzo di lavoro è stata rappresentata con forza l’esigenza di un’attenzione particolarmente specifica al comparto agricolo e sono state avanzate proposte concrete a partire dai settori più a rischio come quello lattiero-caseario. Nel contempo a Bruxelles il Parlamento europeo si è reso protagonista di un’articolata riflessione sulla qualità generale del sistema agroalimentare, che ovviamente investe innanzitutto l’importantissimo ramo della vitivinicoltura, anch’esso colpito dal grave endemico momento di crisi e di incertezza.

Mentre poi al dott. Martelli che gli chiedeva quali sono, ad oggi, gli aspetti positivi e quelli negativi della proposta di riforma presentata nell’ottobre 2011 e sulla quale continua ed essere accesa la discussione, anche alla luce del mutato contesto di riferimento, l’on. De Castro aveva risposto evidenziando che gli agricoltori europei, come quelli del resto del mondo, hanno oggi a che fare con un contesto inedito: ritornano, infatti, anche nelle aree sviluppate le paure delle “food security” e delle scarsità. I mercati sono affetti da una volatilità destinata a divenire in un già assai prossimo futuro un fenomeno sistematico, e il sistema di offerta alimentare verrà messo duramente alla prova. Così che gli sforzi dovranno essere concentrati, sin da ora, innanzitutto sulla necessità di promuovere la produzione in modo da aggiornare i contenuti della riforma alle mutate condizioni dello scenario. Si dovrà altresì lavorare per rendere la politica agricola del futuro più semplice e più flessibile, così come si dovrà pure pensare all’introduzione di misure adatte ad affrontare gli stati di crisi che, purtroppo hanno caratterizzato negativamente mercati e svariati settori economici negli ultimi tempi.

Sollecitato quindi dal direttore generale di Assoenologi al riguardo, il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo si era soffermato sul fatto che l’ampio processo di riformulazione della PAC post 2013, rappresenta uno degli appuntamenti legislativi di Bruxelles che stanno coinvolgendo, più o meno direttamente, anche il comparto vitivinicolo; ricordando in proposito il recente via libera alla normativa comunitaria del vino biologico. Specificando che con l’introduzione del logo europeo, si è venuto a colmare un vuoto normativo che rischiava di creare fenomeni di distorsione della concorrenza rispetto ad altre realtà produttive che già godevano di un regime di tutela normativa. Un risultato assolutamente importante, soprattutto per l’Italia che, ormai da tempo, ha deciso di puntare con decisione sulla agricoltura di qualità tanto da diventare leader indiscussa nelle produzioni biologiche. Inoltre con l’istituzione dei marchi Dop e Igp, in particolare, l’Unione Europea ha inteso tutelare appunto le produzioni tipiche di qualità, specifiche dei diversi territori, garantendo la protezione di due categorie principali di interessi.

La categoria dei produttori, attraverso l’uso esclusivo della denominazione e il contestuale diritto di vietare e perseguire qualunque forma di utilizzo indebito del marchio da parte di soggetti non legittimati, e quella dei consumatori, sempre più interessati a conoscere e fruire dei valori materiali e immateriali che accompagnano il prodotto.

In tale scenario si inserisce anche l’importante tutela della qualità dei prodotti vinicoli che, nel Belpaese, ha trovato nella legge n. 164 del 10 febbraio l992 un efficace quadro normativo per la disciplina delle denominazioni di origine. In un terreno, quale giusto quello della qualità dei vini, che per l’Italia ha rappresentato nel corso degli anni una chiave vincente, come attestato dalla posizione di leadership del settore nel panorama vinicolo mondiale. E mentre d’altra parte – come evidenziato più volte dall’Assoenologi, tramite il suo direttore generale dott. Martelli – il mercato vitivinicolo italiano è sovente oggetto di contraffazioni e truffe che ne stanno minando la credibilità, proprio la tutela dei consumatori e la lotta alle contraffazioni rappresentano – secondo l’on. De Castro – rappresentano una delle principali priorità che le scelte di politica agricola, siano esse nazionali o comunitarie, devono perseguire. Occorrono strumenti tesi al rafforzamento dell’azione di contrasto alle contraffazioni e alle frodi alimentari che, al tempo stesso, sappiano fornire assistenza e sostegno legale alle imprese contro le falsificazioni e l’uso improprio di marchi commerciali.

Come ancora evidenziato sia dal direttore generale di Assoenologi, dott. Giuseppe Martelli, che dal presidente della Commissione Agricoltura dell’UE, on. Paolo De Castro i mercati agricoli ora come ora sono contraddistinti da un’incertezza senza precedenti per intensità e portata. Ed in quest’ottica si sta sperimentando il perdurare di un’estrema volatilità dei prezzi che è destinata a condizionare in futuro gli sviluppi competitivi dell’intero sistema agroalimentare. Fortunatamente il vitivinicolo, nonostante sia anch’esso un settore colpito dal momento di crisi e di incertezza, continua ad occupare una posizione di leadership nel panorama produttivo mondiale. Rappresentando un comparto economico che, oltre alla quantità, punta ormai da anni sulla qualità, tanto da farne il suo prioritario punto di forza. Comunque oggi la qualità è condizione necessaria ma non sufficiente per risultare competitivi. Occorrono nuove forme organizzative per essere forti sui mercati, né bisogna perdere di vista un essenziale dato di prospettiva: oltre la crisi attuale c’è una domanda globale che nel medio-lungo periodo potrebbe superare stabilmente le capacità di offerta. Ecco perché la via dei mercati internazionali rappresenta ormai una direzione di sviluppo obbligata per tutti i prodotti agroalimentari.

In tale contesto, infine, la valorizzazione della qualità del vino, nel frangente in cui è diventato uno dei basilari punti di forza anche sui mercati esteri, rappresenta davvero un essenziale esempio da perseguire per tutti i comparti del sistema agroalimentare italiano. Ed un’importante testimonianza dell’arduo lavoro affrontato dai Vignaioli, dai produttori e dagli industriali del settore che, sempre di più, puntando sulla qualità, stanno dimostrando di saper accettare la sfida internazionale, anche sui mercati emergenti, insieme anche alle decisioni dell’Europarlamento, è data appunto proprio dal fatto che il vino italiano è riuscito ad essere oggi il più esportato al mondo in termini di volumi e tra i primi al mondo per valore.

Roberto A. Raschillà

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